"E' difficile ma parliamone." Come sviluppare contesti educativi trauma-informed

Una riflessione sull'importanza di sviluppare una capacità di ascolto 

sensibile al trauma e consapevole delle emozioni dei più piccoli,

a scuola e in famiglia

 

di Annalisa Di Luca

 

Ecco, ci siamo. L'anno scolastico prende forma.

Iniziare un nuovo anno scolastico in circostanze normali può essere già di per sé difficile: la combinazione di nuove routine, carichi di lavoro e pressioni sociali può essere stressante per i bambini e adolescenti.

Ma per l'ennesima stagione di ritorno a scuola, gli studenti - alcuni dei quali stanno tornando alla presenza in classe per la prima volta in un anno e mezzo - stanno anche cercando di orientarsi nel loro percorso scolastico. Tutto può sembrare nuovo o estraneo. Alcuni studenti delle scuole medie e superiori stanno entrando in edifici in cui non sono mai stati prima. Alcuni stanno utilizzando la mensa per la prima volta dall'inizio della pandemia di COVID-19.

Di solito le routine che conosciamo, la consapevolezza di cosa accadrà quando si affronta una cosa nuova sostengono questo sforzo. Questo sforzo invece avviene in uno scenario in cui non è stato semplice immaginarsi una routine. Per alcuni i livelli di ansia e tristezza sono cresciuti facendogli percepire questo inizio come molto spaventoso e sovraccarico di impegni, tali da attivare bisogni di evitamento, di fuga e talora rabbia per le più comuni attività quotidiane.

Nell’articolo del Jama Pediatrics viene pubblicata una ricerca sugli effetti del Covid sui minori: “Global Prevalence of Depressive and Anxiety Symptoms in Children and Adolescents During COVID-19 A Meta-analysis” (trad. titolo: Prevalenza dei sintomi depressivi e di ansia nei bambini e negli adolescenti durante la pandemia: una meta-analisi)

L’articolo recita:

“Le stime globali dei disturbi mentali in bambini e adolescenti, osservate in questo studio nel primo anno della pandemia, indicano che la prevalenza è aumentata in modo significativo, rimane alta e quindi merita attenzione per la pianificazione del recupero della salute mentale. In questa meta-analisi di 29 studi che includevano 80.879 giovani a livello globale, le stime di prevalenza di depressione e ansia in bambini e adolescenti erano rispettivamente del 25,2% e del 20,5%. La prevalenza dei sintomi di depressione e ansia durante COVID-19 è raddoppiata, rispetto alle stime prepandemiche, e le analisi dei ricercatori hanno rivelato che i tassi di prevalenza erano più alti col progredire della pandemia, in particolare negli adolescenti più grandi e nelle ragazze.”

Di fronte ad un bisogno generale di questo tipo ha senso chiedersi cosa ognuno di noi, e cioè gli adulti che questi bambini incontrano nella loro giornata, possa fare per attenuare questa fatica. Accanto ai normali cambiamenti e alle sfide che gli studenti affronteranno in questo anno scolastico, ci sono passi che bambini preadolescenti e adolescenti, insieme alle loro famiglie, possono intraprendere per ridurre i livelli di stress e ansia e proteggere la loro salute mentale.

 

Ri-connettersi.

L'ansia sociale spesso è un fenomeno presente tra i minori, normale e legato ad un profonfo timore del giudizio dei coetanei in una fase in cui l'appartenenza al gruppo assume un ruolo enorme nella vita emotiva. Forse ancora di più dopo mesi di isolamento e opportunità mancate di connettersi con i loro coetanei, l'ansia sociale sta occupando spazio tra le tante emozioni che gli adolescenti stanno affrontando proprio in questi giorni. Ecco perché gli esperti dicono, ora più che mai, che gli studenti hanno bisogno di raggiungere gli altri, di tornare a svolgere in sicurezza quelle che erano attività di connessione: gli sport, le attività gruppali, i compiti assieme in presenza o anche a distanza.

Questo tipo di attività vanno un po' programmate e talora "forzate" perché è possibile ipotizzare che i bambini che continuano a isolarsi potrebbero scoprire che le loro ansie aumentano rapidamente, facendoli sentire come se fossero davvero invisibili e portandoli a chiudersi in un loro mondo di fantasia, lontano dal confronto con gli altri.

È quindi importante che i caregiver tutti, dalla famiglia agli insegnati, esplicitino questa complessità, condividano le fatiche facendo comprendere a questi studenti che non sono soli.

È un po' come se ci dovessimo dire assieme: "Ricorda che tutti hanno fatto questa esperienza e sono nella tua stessa barca; tutti fanno fatica a prendere l'iniziativa e sono un po' disorientati e spaventati...Ma se nessuno fa il primo passo, non succederà mai. Quindi - per quanto sia difficile - è estremamente utile e importante per la nostra salute emotiva impegnarci a riprendere le nostre relazioni...".

Stabilire connessioni sociali con altri studenti, ad esempio entrando a far parte di una squadra sportiva, di un gruppo che fa attività ricreativa fuori o dentro la scuola, attivare corsi di lingua, teatro, danza, arti creative in generale può aiutare a riattivare le competenze “perse” o non esercitate in questo lungo anno e contribuire a ridurre l'ansia per i preadolescenti e gli adolescenti.

 

Modulare le emozioni: o meglio, sentirsi al sicuro

Oltre che creare, promuovere e guidare la ripresa graduale della socialità, i caregiver possono anche aiutare a creare calma e sicurezza. I bambini di tutte le età hanno infatti bisogno di piccoli gesti tranquillizzanti: piccoli oggetti, una canzone che piace, un vestito più comodo ecc che possono aiutarli a sentirsi al sicuro e calmi. Questi piccoli simboli possono assumere una grande importanza perché aiutano a regolare le emozioni negative, a vedere il positivo, a sentire il benessere nel corpo e nella mente e tornare a coltivarlo, ogni giorno.

Nel pensiero anglosassone c'è addirittura l'idea di costruire e portare con sé un “kit auto-calmante" per arginare le sensazioni di solitudine e stress che possono affacciarsi durante la giornata, cioè avere chiaro che si porta con sé oggetti che aiutano a ritrovare uno spazio più calmo, conoscersi e "abbracciarsi un po' " dentro questa fatica. Offrire strumenti di modulazione delle emozioni è sempre cruciale per lo sviluppo affettivo e cognitivo di ogni bambino e adolescente e serve a sviluppare adeguate capacità di mentalizzazione dei propri stati interni. In questa fase di stress prolungato è dunque fondamentale mettere al centro questi strumenti e normalizzare gli effetti di questo stress sulla salute mentale.

Per i genitori o gli insegnanti non è tuttavia sempre facile sapere quando un preadolescente o un adolescente si sente stressato. Ricordiamoci però che incalzare o "interrogare" un adolescente sulla sua giornata potrebbe aumentare la chiusura.

Quindi, come possono i genitori aiutare i loro preadolescenti o adolescenti con le loro ansie se non sanno nemmeno cosa provano o pensano i loro figli?

Intanto cercando di creare un clima positivo, curioso e aperto, raccontando loro stessi aneddoti della loro giornata orientati al positivo e ad esplorare piccoli episodi insieme, in modo che anche i ragazzi sentano il desiderio di condividere un po'. In questa ottica è importante ricordare che come adulti siamo un esempio e che imitare è un potente strumento di conoscenza della realtà.

Quindi, se come caregiver abbiamo iniziato l'anno scolastico ansiosi e già stressati e parliamo molto delle nostre preoccupazioni questo potrebbe finire per contagiare i nostri piccoli. Il modo in cui stiamo gestendo le nostre emozioni come adulti è importante perché genera un rispecchiamento con chi ci circonda. Va bene essere in difficoltà anche come adulti o genitori: importante è riconoscerlo e prendersene cura. Non vuol dire che si deve mentire, facendo finta che vada tutto bene: è evidente che sarà un anno scolastico di nuovo "strano" ma è più utile stare e constatare insieme la complessità delle emozioni in cui tutti ci stiamo muovendo e mettersi a disposizione per condividerla: "E' difficile ma parliamone".

L'obiettivo importante qui è creare un linguaggio condiviso (in famiglia così come a scuola), che aiuti a comunicare al meglio le proprie emozioni e bisogni e che accresca le capacità di ognuno di stare nell'esperienza, senza giudizio e con il massimo della curiosità. Sarebbe bello se anche a scuola si potessero creare degli spazi ad hoc- stanze di benessere- dove i ragazzi possano andare se l'esperienza di essere in classe diventasse troppo disturbante e sopraffacente.

Le scuole e i contesti educativi cosiddetti “trauma-informed”, cioè attenti a riconoscere l’impatto che le esperienze negative traumatiche hanno sui propri alunni, sarebbero veramente preziosi per accrescere la consapevolezza di aver vissuto un'esperienza collettiva molto stressante e che se ne può uscire meglio ascoltando i segnali di stress anziché negandoli. Attraverso pratiche scolastiche sensibili e consapevoli degli effetti emotivi del trauma sulla mente dei ragazzi, sarebbe possibile costruire percorsi volti ad aiutare i bambini a sentirsi al sicuro, ad essere connessi con le proprie e altrui emozioni, a regolarsi e ad imparare in un contesto attento alle diverse sensibilità e non giudicante verso le esperienze soggettive. Del resto oggi abbiamo enormi conoscenze scientifiche su quanto eventi traumatici infanitli influenzino anche le capacità di apprendimento, quindi bambini e regazzi traumatizzati, rischiano una traumatizzazione secondaria nei contesti scolastici altamente orientati alla performance e poco o nulla orientati all'ascolto emotivo e alle relazioni. E' molto utile dunque incoraggiare i ragazzi a parlare dei loro stati d'animo anche a scuola e gli adolescenti a utilizzare gli sportelli psicologici come spazi di confronto esterni alla famiglia.

In ultimo ricordiamo tutti che abbiamo condiviso un'esperienza importante e vissuto già le fasi più complesse, l'occhio del ciclone del COVID-19. Siamo stati bravi nell'affrontare questa vicenda e abbiamo le risorse per potercela fare ancora. Perché siamo comunque insieme.

Kelly Sikkema su unsplash