Un'emergenza nell'emergenza!
Di Annalisa Di Luca, Elena Simonetta
Abbiamo metaforicamente confrontato la pandemia da Covid-19 con altre tragedie cui è stato messo di fronte l’essere umano (eventi naturali come lo tsunami o i terremoti, le guerre, le precedenti influenze come la spagnola ecc.)
Eppure queste tempeste del passato sembravano molto diverse. C'era una previsione di fine immediata, a volte una possibile preparazione, comunque una prospettiva di fine, e poi una speranza di ripresa.
La "tempesta" della pandemia ha offerto solo un finale sconosciuto, senza alcuna prevenzione o trattamento noto in vista, soprattutto lungo il primo anno.
La necessaria applicazione del distanziamento sociale ha impedito ulteriori perdite di vite umane, ma il trauma conseguente ha avuto implicazioni significative per individui, famiglie e comunità. Ha anche cambiato radicalmente il modo in cui ci prendiamo cura, interagiamo, supportiamo e gestiamo anche i programmi di assistenza sanitaria.
È quindi cresciuta la consapevolezza che ciò che stiamo vivendo può essere traumatico per tutti e che nei mesi e negli anni a venire ci sarà senza dubbio un maggiore bisogno di servizi di salute mentale.
Ma oggi vorremmo sottolineare, anche a seguito dei numerosi episodi di cronaca che hanno acceso i riflettori in maniera drammatica sulla sofferenza e fatica di adolescenti e giovani adulti, cosa ha rappresentato e rappresenta in termini di impatto, questa pandemia sullo sviluppo di bambini ed adolescenti.
Ci deve essere una maggiore consapevolezza, comprensione e compassione per i minori che hanno avuto, di fatto, un' interruzioni dello sviluppo psicoaffettivo, con il cambiamento significativo della routine fino alla mancanza di punti di riferimento importanti della vita come compleanni, riti di passaggio religiosi e sociali, l' iper-connessione ai device ma anche la “disconnessione” dai luoghi di vita abituali, dalla rete sociale di appartenenza, dai servizi sanitari e di salute mentale, dalle relazioni a scuola, tutti elementi dal forte impatto sul loro benessere ora e in futuro.
Le richieste per adolescenti con disturbi depressivi, disturbi d’ansia con attacchi di panico, autolesionismo e disturbi del comportamento alimentare, tentativi di suicidio, violenza tra pari, aggressività nei gruppi, cyberbullismo, adescamento su chat da parte di pedofili, sexting, grooming, sono in aumento sia nei centri pubblici che presso gli specialisti privati. (QUI link a ricerche pubblicate sul tema)
Alcuni ragazzi sono andati in crisi con la ripresa della scuola in presenza, dopo il lungo lockdown, contenti nel riprendere i contatti sociali, ma contemporaneamente spaventati e sovrastati dall’ansia di dover riaffrontare il tutto.
Ma perché accade questo disequilibrio dello sviluppo?
Durante un trauma, per i bambini come per gli adulti, adattarsi è qualcosa di naturale, fisiologico e protettivo: lo facciamo tutti! Ma perché è più delicato e preoccupante se un trauma lo vive un minore?
Perché accade in un periodo della vita che li vede impegnati nel loro sviluppo psicofisico (crescita corporea, acquisizione di nuove competenze cognitive e fisiche, sviluppo delle capacità sociali e relazionali, ecc.).
Questa situazione, che di fatto ha richiesto un adattamento importante, può aver generato una modificazione significativa dello sviluppo emotivo, cognitivo e somatico rispetto a quella che fisiologicamente si sarebbe avuta.
Questo vuol dire che molti bambini potrebbero aver avuto una fase di crescita disarmonica, con parti emotive orientate ad una spinta evolutiva e maturativa più importante proprio a causa dei temi e delle difficoltà affrontate, ma anche parti più "infantilizzate" o immature, che non hanno potuto accedere ed usufruire delle esperienze evolutive necessarie allo sviluppo di alcune competenze, come ad esempio quelle di natura sociale e relazionale.
Come riusciremo a stare di fronte a queste esigenze compensative e riparative dei minori durante e dopo questa pandemia?
La povertà del sistema di salute mentale in particolar modo rivolto all'età evolutiva ci permette di avanzare l'ipotesi che non siamo preparati a rispondere alle esigenze di minori e famiglie.
Vorremmo sottolineare l’esigenza di iniziare a pensare e costruire un processo di cura in una prospettiva trauma-informed, che colga anche gli aspetti di trauma collettivo e non solo individuale. Una maggiore compartecipazione del contesto scolastico alle fasi di rielaborazione del trauma e con spazi di confronto sociale, affettivo e relazionale anche più ampio, potrebbe rappresentare un argine efficace al malessere dei più piccoli, senza che si debba arrivare a manifestazioni eclatanti per poterne prendere coscienza.
È il momento che i grandi pensino a come avere cura del loro futuro: i bambini.
Per questi motivi AISTED (Associazione Italiana Studi Trauma E Dissociazione) invita tutti coloro che vogliono contribuire alla cura del futuro dei nostri bambini e adolescenti a farsi portavoce dell’aumentato disagio giovanile e dell’esigenza di ricercare le opportune modalità riparative e curative del disagio individuale e familiare.
Non dobbiamo mai dimenticare che i bambini e gli adolescenti di oggi sono gli adulti di domani.
REPORT E RICERCHE PUBBLICATE NEGLI ULTIMI MESI sulla Salute Mentale di bambini e adolescenti nel nostro paese:
Online il rapporto "Covid-19 e adolescenza"
Contrastare l'impatto della pandemia su bambine/i e adolescenti